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sabato 29 ottobre 2011

Io cambio l'Italia con il Terzo Polo

Alleanza per l'ItaliaMovimento per le AutonomieUnione di CentroFuturo e Libertà





Manifesto della prima convention nazionale



1) UN GOVERNO CONTRO IL DECLINO

Gli italiani pretendono dalla politica un radicale cambio di stagione. Un cambio di governo, di sistema, di mentalità. I risultati delle elezioni amministrative, e l’alta affluenza ai referendum, non hanno lasciato spazio a dubbi. Ma è il grande pericolo che l’Italia corre con gli attacchi della speculazione finanziaria a dirci che nulla può più rimanere come prima. La debolezza strutturale del Paese e l’inaffidabilità della sua leadership, ci espongono ormai a rischi mortali. Perciò una decisa svolta nel governo del Paese non è più solo un’opportunità sulla quale discutere: è una vera e propria urgenza per evitare il declino della nazione. Più tardi se ne prenderà atto, più pesante sarà il rischio per il nostro futuro.

Il Terzo Polo ribadisce la strada maestra, già più volte indicata, per scongiurare il peggio: l’avvio di una nuova storia politica segnata dall’unità e dalla responsabilità nazionale. E’ questa l’unica chance, non a caso ripetutamente evocata dal presidente Napolitano, per affrontare, con la forza di un impegno comune di ricostruzione, i difficilissimi passaggi che ci attendono. Nessuna delle coalizioni bipolari in campo è in grado, da sola, con la vecchia illusione dell’autosufficienza, di affrontare l’insieme delle misure necessarie a risollevare il Paese. Il senso dello Stato delle opposizioni che, la scorsa settimana, hanno permesso di accelerare l’approvazione di una manovra che pure non condividevano (perché priva di progetto, farcita di nuove tasse e duramente punitiva per le famiglie) lo ha dimostrato. Solo un condiviso amore per il bene comune e per l’interesse nazionale può salvarci. Ora bisogna dimostrare che non si è trattato solo di una rondine. Che una nuova primavera italiana può cominciare.


Il Terzo Polo pone dunque una seria questione ai partiti di governo: il passo indietro del premier devono chiederlo solo le opposizioni? Non è ormai evidente a tutti che così l’Italia non ce la fa? L’attuale maggioranza potrebbe proporre un governo di unità con una diversa leadership, evitando così all’Italia altre perdite di tempo e indirizzandola verso l’unica strada di salvezza. Ma, se non riesce a farlo, meglio andare alle elezioni. Elezioni che aspettiamo sicuri di una nostra forte affermazione, decisiva per formare qualsivoglia governo.


Abbiamo alle spalle un ventennio sprecato. E davanti un decennio difficile. Perciò è urgente dar vita a una svolta politica: perché occorre mettere in campo un progetto, nuovo e condiviso, di modernizzazione del Paese e di definitivo rilancio del sud e del Mediterraneo. Il rigore di bilancio è un obbligo vitale. Ma esso deve sapersi coniugare con la necessità, altrettanto vitale, di riforme per la crescita. L’una “visione”, in assenza dell’altra condannerebbe comunque l’Italia. Da questo punto di vista facciamo nostra l’ “agenda Draghi”: l’insieme delle considerazioni e delle proposte elaborate dal nuovo presidente della Bce, nella sua ultima relazione alla Banca d’Italia che qui sintetizziamo:

  • - No ai tagli lineari. Essi impediscono “di allocare le risorse dove sono più necessarie e penalizzano le amministrazioni più virtuose”. “occorre invece un’accorta articolazione della manovra, basata su un esame di fondo del bilancio degli enti pubblici, voce per voce, commisurando gli stanziamenti agli obiettivi di oggi, indipendentemente dalla spesa del passato”.
  • - Una riduzione significativa delle aliquote fiscali sui redditi dei lavoratori e delle imprese.
  • - Aiutare la patrimonializzazione delle piccole e medie imprese. L’obiettivo deve essere quello di “creare imprese più grandi, in grado di accedere efficacemente ai mercati internazionali”.
  • - Innalzare, in tutte le fasce, i livelli di apprendimento tra i più bassi dell’Occidente, proponendosi un aumento del 10% dei laureati.
  • . Approdare a un moderno sistema di concorrenza nel settore dei servizi di pubblica utilità, nel quale il cittadino sia più protetto.
  • - Dotarsi con rapidità di un più moderno sistema di infrastrutture perché “incertezza dei programmi, carenze nella valutazione dei progetti e nella selezione delle opere, frammentazione e sovrapposizione di competenze, inadeguatezza delle norme sull’affidamento dei lavori e sulle verifiche degli avanzamenti producono da noi opere meno utili e più costose che altrove”.
  • - Riequilibrare la flessibilità del mercato del lavoro, oggi concentrata nelle modalità d’ingresso, per superare il dualismo di tutela tra lavoratori a tempo indeterminato e precari che colpisce in modo radicale le giovani generazioni.
  • - Incentivare la partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Sono otto scenari che andrebbero immediatamente assunti da un governo che avesse a cuore l’interesse nazionale. Sono otto priorità che il Terzo Polo elegge ad orientamento della propria azione politica in campo economico e sociale.


Una visione su tutte le altre deve orientare l’azione delle classi dirigenti: il futuro dei giovani. Perché essi sono il futuro dell’Italia. Il nostro sta diventando un paese per vecchi (che peraltro litigano tra loro), lontano dalle moderne sensibilità ecologiche e non più in grado di garantire gli stessi standard di benessere e di felicità che i nostri padri hanno garantito a noi.

2) UN CAMBIO DI STAGIONE

Tutto ciò che sta accadendo in Italia dà sempre più ragione alle nostre previsioni. La stagione storica chiamata Seconda Repubblica consuma oggi il suo tramonto con un desolante fallimento: non ha trovato soluzione ad alcuno dei nodi costituzionali, politici, economici che bloccavano il Paese. 17 anni dopo, siamo ancora al punto di partenza. Ecco allora le ragioni dell’affacciarsi di una nuova crisi di sistema. La nostra azione è orientata su un chiaro obiettivo: uscire dalla Seconda Repubblica evitando qualsiasi genere di trauma all’Italia, in un momento assai delicato della sua storia. Ci siamo uniti per andare oltre l’insensata guerra tra berlusconismo e antiberlusconismo. Per evitare che il dopo-Berlusconi sia segnato da un nuovo pericoloso vuoto nella nostra democrazia. Perciò è nato il Terzo Polo: per fare in modo che, a differenza degli anni Novanta, la politica sia in grado di proporre una chiara via politica d’uscita dalla crisi di sistema.


Tutti noi, partiti dal centrodestra o dal centrosinistra, abbiamo pensato che, finita la guerra fredda, la nuova era bipolare avrebbe finalmente aperto la stagione di una compiuta democrazia occidentale. Ma tutti noi, abbiamo dovuto prendere atto che quello che si è insediato in Italia non è un vero bipolarismo. Un vero bipolarismo assegna all’alternanza la competizione sui programmi coltivando viceversa, con orgoglio, la condivisione dei valori che danno corpo all’unità della Nazione. Un vero bipolarismo, esalta la collaborazione tra i poteri, una comune concezione della legalità, una condivisa cultura istituzionale che diventa l’alfabeto civico del Paese, della maggioranza come dell’opposizione. Ebbene, è ormai purtroppo evidente che l’Italia é lontana anni luce da tutto ciò: siamo ormai una sorta di Repubblica insieme autoritaria e anarchica dove contrapposti populismi hanno colpito al cuore il senso dello Stato. Il bipolarismo italiano si è configurato come la forma politica di una nuova guerra civile ideologica.


Tutti crediamo nella democrazia dell’alternanza e nella sovranità del cittadino-elettore. Ma in nessuna terra ispirata dal costituzionalismo liberale chi vince diventa il padrone del Paese e chi perde, un nemico da piegare. Un vero bipolarismo occidentale è il nostro comune obiettivo. Il falso bipolarismo italiano è il nostro comune avversario.


Il berlusconismo è stato, nell’ultimo ventennio, il filo conduttore del bipolarismo. Esso ha significato per molti italiani la speranza di una modernizzazione del Paese. Ora l’illusione è caduta: tutti i più importanti progetti dell’era berlusconiana, la rivoluzione liberale, la riduzione fiscale, la modernizzazione delle infrastrutture, la centralità della piccola e media impresa, il primato del merito, si sono eclissati come stelle cadenti. Così il berlusconismo, da chance di rinnovamento, si è oggi trasformato nel più spinoso ostacolo alla modernità dell’Italia.

3) UNA VERA ALTERNATIVA

Ma la crisi di sistema, il cui epicentro è nella degenerazione del Pdl, ha finora trovato il suo interfaccia nell’immobilismo della sinistra. Perciò ci sentiamo di mettere in guardia il Pd dall’illusione che i recenti risultati elettorali consentano, con prematura euforia, di accomodarsi alla guida di una nuova “gioiosa macchina da guerra”. Il voto, infatti, non ha in nessun modo sciolto l’eterno nodo di Gordio della sinistra: quello tra riformismo e antagonismo. Anzi, per certi aspetti, come in molti hanno osservato, l’ha reso più acuto. Il Pd è certamente indispensabile per salvare l’Italia. Ma se insiste nell’immaginare “coalizioni bipolari” (e leggi elettorali) per le quali risulta inevitabile accordarsi con forze antagoniste, vuol dire che persevera nello stesso errore degli ultimi decenni. Dalle riforme costituzionali alla modernizzazione economica, dalla politica estera alle politiche sociali, le Unioni vecchie o nuove che siano, non producono riforme e governo, ma solo paralisi.


E’ ora che lo si capisca: noi non guardiamo al passato, coltiviamo il futuro. Tutto nel mondo sta cambiando ed é ora che un Grande Mutamento attraversi finalmente anche l’Italia. Appunto, un cambio di stagione. Di fronte a tale stretta storica il Terzo Polo si presenta con la chiarezza di tre stelle polari, ragioni e garanzia della nostra unità.


Siamo il Polo dell’unità nazionale.

Pronto a difenderla in ogni momento tornasse minacciata e pronto, in ogni caso, a combattere l’egoismo geografico della Lega. Ma soprattutto consapevole che, per preservarla, non basta la retorica celebrativa: essa, infatti, non è ancora compiuta. A 150 anni dalla nascita dell’Italia è arrivato il tempo della riconciliazione nazionale, della pacificazione di una terra che deve saper illuminare l’identità eccezionale della cultura e della storia ritrovando le ragioni di una convivenza ricca di valori condivisi.


Siamo il Polo della ricostruzione della Repubblica.

E’ saltato l’equilibrio previsto dalla nostra Carta. La rappresentanza delle assemblee elettive, dal Parlamento ai consigli comunali, è stata vilipesa e resa pleonastica. Le nomine delle oligarchie hanno destituito la sovranità popolare. La forza di innovazione e di filtro dei corpi intermedi è stata irrisa e schiacciata. Lo scontro con l’ordine giudiziario ha superato il livello di guardia. Il sistema è tutto da ricucire e riorganizzare e la politica deve fare numerosi passi indietro (non difendendo costi e privilegi che non hanno ragione di esistere). Perciò occorre un nuovo disegno costituente. Siamo il Polo che lavorerà per una riforma costituzionale finalmente condivisa.


Siamo il Polo di una nuova etica pubblica.

Polo della legalità, contro gli opposti estremismi dell’impunità e del giustizialismo, che in realtà si tengono per mano. Polo della vita per un buon uso della scienza e della ricerca, che non tradisca il diritto naturale. Polo del limite, contro gli eccessi della volgarità televisiva e mediatica, contro il dilagare dello sfruttamento dei corpi femminili e infantili, della caduta di ogni senso della vergogna. Polo della sobrietà negli stili di vita e nei comportamenti privati e pubblici. Polo del senso dell’autorità: ormai decaduto nella scuola, nella famiglia, nello Stato.


Il Terzo Polo è dunque un’alleanza di rinnovamento costituzionale, di modernizzazione liberale, di promozione sociale, di ricostruzione morale. Siamo la più concreta alternativa in campo per salvare e cambiare l’Italia.

Roma, 22 luglio 2011

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