Caio Giulio Cesare, a tal punto, direbbe “alea iacta est”. Ebbene, oramai il dado è tratto, ed all’attuale crisi politica non ci può essere altra soluzione che non sia il ritorno alle elezioni. Ed in effetti, non poteva essere altrimenti. Tanto che persino chi, tra le forze politiche del centrosinistra, spingeva per un governo istituzionale, comunque metteva in conto che al massimo entro un anno si sarebbe andati a votare. E guai a maledire le elezioni, che rappresentano nel moderno stato democratico il mezzo attraverso il quale i cittadini possono controllare la gestione della cosa pubblica. Chiaramente, nel centrodestra la notizia non poteva che essere accolta con entusiasmo, soprattutto nella base di quello che oramai rappresenta la vera novità dell’attuale panorama politico: ovvero il cosiddetto popolo della libertà. Mai prima d’ora le forze moderate del centrodestra, infatti, avevano conosciuto un popolo così militante, così coeso ed unito negli ideali, pronto, addirittura, a scendere in piazza per rivendicare le proprie idee. Ma, pur se l’attuale scenario politico propende per risultato quanto mai favorevole per la coalizione guidata da Silvio Berlusconi, nessuno, anche nel centrodestra, può mai dirsi sazio. Perché, ed il governo Prodi lo ha dimostrato, vincere le elezioni non basta. L’opinione pubblica reclama un rinnovamento della classe politica, e da tale onere tutti i partiti politici non possono esimersi. Un rinnovamento, sia ben chiaro, che deve riguardare sia il centrodestra che il centrosinistra, e che deve essere fatto con raziocinio. Più società civile, più impresa, più mondo del lavoro, e meno politici di professione, meno onorevoli a vita. Rinnovamento, inoltre, che non può non essere compiuto all’insegna del dialogo fra le forze politiche moderate. E, proprio all’insegna di tutto ciò, lancio alle forze politiche, sia di centrosinistra che di centrodestra, un appello per rinnovare la classe politica attuale. Diamo all’Italia una nuova classe dirigente, più giovane e più attenta alle tematiche territoriali. La stessa locuzione latina che ho richiamato in precedenza, che comunemente viene tradotta come “il dado è tratto”, secondo la più recente storiografia, è frutto di errori. “Est”, terza persona dell'indicativo presente del verbo essere, in realtà sarebbe "esto", imperativo futuro. E la traduzione corretta sarebbe, quindi, "Si lanci il dado". Ebbene, ora è il momento di lanciare il dado, speriamo che tutte le forze politiche lo raccolgano.
Antonio Sicignano
Vicepres. Regione Campania Circoli della Libertà
Pres. Circolo della Libertà di Castellammare di Stabia (Na)
1 commento:
purtroppo non sarà così.........cmq forza circoli
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