Si infiamma la battaglia contro l’inquinamento elettromagnetico condotta dai residenti della periferia nord della città delle acque. Sarà spostato il traliccio dell’Enel, su cui poggiano cavi elettrici dell’alta tensione da 60.000 Volt, situato a pochi metri dalla cooperativa edilizia Sant’Agostino. Sono stati stanziati circa 30.000 euro per la delocalizzazione del traliccio, da sistemare in un fondo limitrofo. Una battaglia durata quasi dieci anni, portata avanti dagli abitanti della scala D del fabbricato n. 2 della cooperativa Sant’Agostino. Una battaglia che ha conosciuto negli anni veri conati di tragicità. Infatti proprio nell’edificio in questione si sono registrate, in pochi anni, sette morti per malattie tumorali. Tutte riguardanti occupanti degli appartamenti che si trovano situati tra il 3° e il 6° piano, direttamente prospicienti ai cavi dell’alta tensione. La prima morte per tumore risale al 1992 e riguarda un abitante del piano 6°. Nel 1995 muore un abitante del terzo piano. Nel 2003 muore un altro condomino che abitava al terzo piano. Nel 2005 si ammala di tumore un abitante del quinto piano, che muore poi, nel 2007. Nel 2008 muore un condomino che abitava al sesto piano. «La prima petizione - spiega commosso Federico Cosenza, tra gli animatori della battaglia - è stata indirizzata all’Enel nel lontano 13 dicembre 2001. Ora finalmente finisce un incubo. La distanza dei cavi dell’alta tensione dal mio balcone è di soli 5 metri». Anche Federico Cosenza è malato di tumore, e dopo aver vinto la sua battaglia contro il traliccio, è pronto a fare altrettanto con la malattia. Intanto, mentre qualcuno festeggia, altri sono pronti a scendere in piazza contro il traliccio. Sono i cittadini che vivono nei pressi del luogo in cui il traliccio verrà sistemato, che si sono costituiti in un vero e proprio comitato. «Non vogliamo innescare guerre tra poveri - sottolinea Vittorio Cirillo, promotore del comitato di protesta ed Ispettore della Polizia di Stato in servizio a Napoli - ma chiediamo alle autorità competenti garanzie per la nostra salute, alla luce dei decessi che si sono verificati negli ultimi anni. Agli abitanti della scala D va la nostra solidarietà, ma bisogna agire per fare in modo che non si verifichino altre tragedie». Pronto ad accogliere le istanze dei cittadini della periferia nord è Antonio Sicignano (nella foto) vice presidente regionale dei Circoli della Libertà e presidente del circolo stabiese, autore della denuncia. «Ho chiesto al presidente Michela Vittoria Brambilla – sottolinea Sicignano - di far seguire dalla T.V. della Libertà il caso di Castellammare di Stabia. Città che sta vivendo, oramai, una vera e propria emergenza ambientale. In realtà, ho potuto verificare di persona le condizione in cui vivono gli abitanti della scala D del fabbricato numero 2 della cooperativa Sant’Agostino. Sembra un campo di concentramento, come ti affacci sei circondato da cavi di alta tensione. Proprio come quelli che nei cammpi di concentramento servivano ad evitare fughe. Ora finalmente il traliccio sarà spostato, ma se il traliccio viene solo delocalizzato non si risolve il problema, anzi si rischia di produrre una nuova tragedia in un’altra parte della città». Dello stesso avviso Aldo Esposito, consigliere del gruppo della libertà della circoscrizione nord-ovest. «Non accettiamo – aggiunge - che tutte le morti fin ora registratesi in tale zona della città siano dimenticate. L’amministrazione comunale dovrebbe offrire alle famiglie scottate dalla tragedia un simbolico risarcimento, oltre che dedicare un momento a questi cittadini, morti nell’indifferenza più totale delle istituzioni. Chiediamo inoltre che l’assessore all’ambiente si mobiliti, quanto prima, in una monitorizzazione degli altri cavi lettrici presenti nel nostro quartiere. Facciamo in modo che non si verifichi un’altra sciagura come quella subita dagli abitanti della scala D».
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