
Il ricordo del primo Capo dello Stato della Repubblica. Fini: un esempio, serve una rinnovata coesione nazionale
NAPOLI - Il ricordo di Enrico De Nicola, a cinquant'anni dalla sua scomparsa, è l'occasione per un richiamo a «non smarrire il senso comune dell'interesse generale». Nelle parole del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, c'è più di un riferimento alla «lezione» di De Nicola. Non soltanto per il ruolo di «garante» nel passaggio dalla monarchia alla Repubblica. Ma anche, e qui s'intuisce un riferimento anche personale, nel modo di interpretare con rigore il proprio ruolo super partes. Anche a costo di scontentare qualcuno. «Senza l’apporto risolutivo di Enrico De Nicola è difficile immaginare quale avrebbe potuto essere la sorte del Paese sconfitto e diviso».
«IO CERCO DI IMPARARE» - Il primo presidente della repubblicana, ricorda Napolitano, è stato infatti il «garante di una inedita e ardua fase dell’evoluzione istituzionale e della rinascita nazionale del nostro Paese» assicurando «una transizione condivisa e superando momenti di tensione che non mancarono anche con l’esecutivo». Un riferimento all'attualità è inevitabile quando Napolitano spiega che «la libera dialettica di posizioni e di ruoli tra maggioranza e opposizioni non esclude che si riproponga, in momenti di serie prove per il Paese, l'esigenza di non smarrire il senso del comune interesse nazionale». Napolitano aggiunge anche un riferimento personale diretto: «Molto io cerco di imparare da quel che fu contestato a De Nicola come incorreggibile formalismo e che in realtà era correttezza e rigore nell'esercizio, da parte di ogni soggetto istituzionale, del proprio ruolo e dei propri poteri, rispettandone sempre i limiti invalicabili. È qualcosa che anche negli anni di De Nicola Capo dello Stato, provocava insofferenza in altri soggetti istituzionali. Ma egli ci ha lasciato anche una lezione di serena fermezza e di ciò gli siamo egualmente grati».
FINI: VALORI CONDIVISI - Il ruolo «super partes» e il riferimento agli «interessi superiori del Paese» è anche per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il lascito principale di De Nicola. «L'esperienza di Enrico De Nicola - ha detto Fini - con la sua costante attenzione agli interessi superiori del Paese può e deve essere indicata come prezioso insegnamento sulla via di un rinnovato senso della coesione nazionale». Fini ha poi ricordato De Nicola «come uno dei personaggi-simbolo della pacificazione nazionale e come un uomo che seppe anteporre il superiore interesse dell'Italia alle pur legittime e necessarie idealità di parte». «La sua lealtà alla monarchia - ha aggiunto - non gli impedì infatti di accogliere il voto dell'Assemblea Costituente che lo designò Capo provvisorio dello Stato, permettendo così al Paese di costruire senza lacerazioni destabilizzanti il suo futuro democratico e costituzionale. L'affermazione di quella che è stata chiamata la democrazia dell'alternanza e la fine delle contrapposizioni ideologiche ripropongono l'esigenza di valori unificanti e condivisi, essendo comunemente accettata l'idea che in un sistema di democrazia bipolare ciò che unisce è altrettanto importante di ciò che divide».
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