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sabato 15 ottobre 2011

Castellammare - fu dedicata l’aula consiliare a Falcone e Borsellino, ma da 10 mesi manca ancora la targa


Il consigliere comunale di opposizione, Antonio Sicignano, scrive al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napoletano, “è anche cittadino onorario della nostra città affinché, quale massimo garante delle istituzioni, faccia sentire la propria voce in merito”

CASTELLAMMARE DI STABIA. «Fu dedicata l’aula consiliare ai magistrati Falcone e Borsellino lo scorso dicembre 2010, ma da allora ancora non è stata affissa nemmeno la targa commemorativa. Anche questo accade a Castellammare» è quanto sostiene il consigliere comunale Antonio Sicignano, che fu il proponente della proposta commemorativa.

«E’ inaccettabile che un provvedimento del genere, votato all’unanimità dal consiglio comunale, che presenta una grande rilevanza al fine anche di affidare alle menti dei nostri giovani veri simboli del vivere civile, non sia stato per nulla festeggiato: non è stata organizzata né una cerimonia commemorativa e né è stata affissa una targa di alcun tipo. Solo da poco – continua - sono riuscito ad ottenere la menzione nei provvedimenti ufficiali di convocazione del consiglio comunale, dove è scritto che si terrà presso l’aula Falcone e Borsellino del Comune di Castellammare di Stabia».

«Per questo motivo scriverò al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napoletano, che è anche cittadino onorario della nostra città affinché, quale massimo garante delle istituzioni, faccia sentire la propria voce in merito. Si tratta di un gesto simbolico di grande valore morale e sociale, più importante di tante chiacchiere, che può costituire un sicuro deterrente contro la mentalità mafiosa, che i magistrati Falcone e Borsellino hanno sempre dimostrato di voler combattere. Ed a Castellammare, si badi bene, c’è tanta gente vogliosa di dimostrare la propria riluttanza verso siffatta mentalità»

Solo alcune settimane fa la città di Castellammare ribaltò alla cronaca nazionale per una maglietta con la scritta “meglio morto che pentito” esposta da un commerciante locale; notizia che seguì quella relativa ad alcune intimidazioni subite dalla redazione del quotidiano Metropolis, colpevole di aver pubblicato la notizia del pentimento di un boss.

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