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sabato 15 settembre 2012

“ANCHE DA NOI SI RICORDI DON PINO PUGLISI. AMMINISTRAZIONE ISTITUISCA BORSA DI STUDIO IN MEMORIA”



Basta leggere la storia di don Pino Puglisi per comprendere che il suo esempio rappresenta indubbiamente la prova più evidente che – al di là delle polemiche spesso sollevate sul punto – giammai può esserci (e giammai c’è) – a Castellammare come altrove - una commistione tra la Chiesa e le organizzazioni criminali.

E dico ciò non tanto perché è oramai un dato indubitabile che una parte consistente delle vittime della mafia è purtroppo costituita dai sacerdoti: tutti uccisi perché davano fastidio per il loro impegno sociale, per la loro voglia di cittadinanza attiva e per la loro necessità di affermare il predominio della vita sulla morte. Dico ciò, perché la storia di don Pino Pugliesi ha un qualcosa di più!

Ed infatti, il suo esempio rileva perché - come affermato anche dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi -  don Pugliesi “ è stato ucciso in quanto sacerdote, non perché immerso in attività socio-politiche particolari. Ucciso in quanto predicava la dottrina cristiana ed educava i giovani a vivere con coerenza il loro battesimo. Non per altro. Non andava contro nessuno”

Di conseguenza l’esempio di don Pino Pugliesi rileva per essere la sua storia una evidente “causa di martirio”, perché don Puglisi “è stato ucciso in odium fidei”.

Non a caso, infatti, secondo il cardinale Amato: “l’odio verso don Puglisi era determinato semplicemente dal fatto che si trattava di un sacerdote che educava i giovani alla vita buona del Vangelo. Dunque sottraeva le nuove generazioni alla nefasta influenza della malavita. È il primo sacerdote ucciso dalla mafia le cui virtù vengono riconosciute. Pur in un contesto nuovo, anche in don Puglisi – conclude il cardinale – si verifica il concetto tradizionale di martirio e cioè, appunto, un battezzato ucciso in odio alla fede”

Per questo motivo, essendo la storia di don Pino Pugliesi l’esempio evidente dell’impossibilità di concepire commissioni di sorta -  né a Castellammare, né altrove – tra Chiesa e camorra, in un momento difficile per la nostra città, lancio un appello affinché la cittadinanza intera in occasione del XIX anniversario dell’uccisione di don Pino Pugliesi ricordi la storia del parroco palermitano di Brancaccio.

Ciò, potrebbe essere fatto istituendo una borsa di studio, da conferire allo studente stabiese che, nel corso di una giornata dedicata al ricordo del parroco ucciso dalla mafia, meglio avrà elaborato la ratio del suo esempio.

Ebbene, questa è la nostra proposta, ovvero l’ulteriore proposta di chi ritiene che anche con queste cose si combatte la mentalità mafiosa che uccide la nostra terra. Spero qualcuno recepisca il messaggio!

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