Anche su:
Vedi i nostri video su YoutubeContattaci su Facebook

sabato 23 marzo 2013

I marò rischiano la pena di morte!



Finisce di complicarsi la vicenda dei due marò italiani reclusi in india ed accusati dalla giustizia indiana dell’omicidio di due pescatori. Dopo il rientro in Italia e le rassicurazioni fornite all’opinione pubblica dal Ministro Terzi, circa l’impossibilità di applicare ai soldati italiani la pena di morte, dalle Autorità Indiane arrivano notizie diverse. Il ministro della Giustizia indiano Ashwani Kumar, ha ribadito che il governo indiano non ha fornito «nessuna garanzia» a Roma in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di Delhi. «Non c'è stato nessun accordo, nè ci sono state garanzie» nei colloqui fra India e Italia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, chiarendo però che il caso che coinvolge i marò italiani «non è di quelli che implica in India l'applicazione della pena di morte». Bene, il momento è drammatico. E non può essere altrimenti dopo aver visto un  governo che, prima decide di accusare l'India di violare il diritto internazionale, impedendo di processare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e poi dopo una settimana fa retromarcia. Aspettiamo, quindi, l'evolversi degli eventi, con il cuore in gola. Tuttavia, l’unica consolazione, che in questo tragico momento possiamo trarre, è rappresentata dall’esempio dimostrato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il governo italiano li ha sostanzialmente abbandonati al loro destino, in India rischiano la pena di morte, eppure non hanno mosso un dito quando gli è stato ordinato di ritornare a Delhi. «Siamo militari, noi andiamo avanti e andremo avanti» avrebbero detto – secondo alcuni quotidiani- mentre erano in volo verso l'India. Bene, grazie a Latorre e grazie a Girone! Grazie a voi, che ci ricordate che ha ancora un senso sentirsi italiani. Ciò mentre il Governo si sottomette all'India e manda allo sbaraglio due suoi valorosi soldati. Diceva Pindaro, nel VI-V sec. a.e.c., “Il valore di un uomo si misura alla prova dei fatti”. info@circolidellalegalita.it

Nessun commento: