Gentile professore, le allego una proposta comparsa lo scorso Novembre su Stabia Channel. E´ una proposta che, forse, potrebbe risolvere i nostri problemi e risparmiarci gli scherni di mezzo mondo. Bisognerebbe solo iniziare a vagliarla, discuterla, poi metterla in atto, ed il piu´ rapidamente possibile. Cordialmente. Antonio Mascolo
"Gentile redazione,
permettetemi di ritornare sul problema certamente piu´ serio ed immediato che attanaglia almeno tutta la nostra Regione.
Se cerchiamo di effettuare,CONTEMPORANEAMENTE, i tre passi necessari,una soluzione definitiva potrebbe essere raggiunta, al massimo, entro tre anni dall'inizio.
1. Far attualizzare la legislazione CE in materia.
Essa proibisce qualsiasi tipo di bruciatori sul mare. Questa misura e´ stata presa in un periodo, quando le relative attrezzature non prevedevano alcuna forma di filtraggio ed abbattimento dei fumi e quando si bruciava di tutto.
Nel frattempo, anche grazie alle relative legislazioni nazionali, industria ed esercenti dei bruciatori, che si sono trasformati in termovalorizzatori, hanno adattato i loro impianti alle piu´ severe disposizioni in materia. Quella tedesca, per esempio, e´ una delle piu´ restrittive del mondo. I moderni termovalorizzatori tedeschi lavorano con quote di abbattimento, con residui che variano tra il 2 ed il 20 per cento dei valori massimi permessi dalla suddetta legislazione(1996)(Solo l'ossido di carbonio raggiunge questo valore del 20%. L'NOx raggiunge il 14%. I restanti, polveri, acido cloridico, fluoro,mercurio, oscillano su valori tra il 2 ed il 5%). Le quote della diossina, dei furani e dei minerali pesanti sono talmente basse, che queste si lasciano appena misurare, grazie alla pulizia dei fumi, gia´ allora, siamo nel 1996, attraverso ben otto fasi.
E, quanto e´ permesso sulla terraferma, non e´ proibibile sul mare: Quel poco che viene giu´ scende in ogni modo sulla terra e sul mare, indipendentemente dalla posizione dello impianto. Dato che non ci sono alternative, questa e´ quella che offre la soluzione con un tasso di conseguenze minime.
Dall'altro canto sappiamo tutti, che la costruzione di termovalorizzatori sulla terra ferma non e´, a dir poco, ben accetta, con vere e proprie rivoluzioni in Campania. Resta dunque solo il mare.
2. Nel 2004 inizio´ un vero e proprio boom sul mercato dei trasporti petroliferi. In breve tempo i noli si triplicarono ed inizio´ la relativa corsa per nuove costruzioni. Tutti volevano petroliere, costruite principalmente nei cantieri sudcoreani. Ma ora si ha un sensibile calo: Le quantita´ disponibili sono ben maggiori rispetto alle richieste di carico.
I noli sono riscesi ad un terzo, mentre, nel frattempo, anche i prezzi per il combustibile navale sono saliti alle stelle (500 US$ a tonnellata).
Nella categorie delle superpetroliere (200.000-320.000 tonnellate di stazza lorda) si aggiungono, quest'anno, 34 nuove navi alle 485 gia´ esistenti. Altre 67 sono state ordinate/in costruzione. Nelle seguenti categorie Suezmax (120.000-200.000), Aframax (80.000-120.000) e Panamax la situazione non e´ migliore, anzi: Una vera e propria inflazione si ha nella categoria Aframax, dove, ai 767 scafi attuamente esistenti, se ne aggiungono ben 288 ancora in costruzione. Gli armatori cercano ora di correre ai ripari e vogliono far trasformare almeno una parte di queste navi per il trasporto alla rinfusa (grano, minerali, carbone) e sutureranno anche questo mercato, tanto piu´ che c'e´ sempre meno grano da trasportare, con relative ripercussioni anche su questi noli. (Una trasformazione in portacontenitori non e´ fattibile, per ovvii motivi: Velocita´ di esercizio troppo bassa, struttura dello scafo, ecc.).
Sul mercato c'e´ dunque una grande offerta ed una decrescente richiesta. Anche il valore/il prezzo di queste navi diventa sempre piu´ stracciato. Una occasione per comperare, molto a buon mercato, almeno uno scafo Aframax usato.
Ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta.
3. Nello stesso tempo si contattano costruttori di termovalorizzatori per offerte, a breve scadenza, per la sistemazione di un tale impianto su misura nello scafo prescelto.
Idem con patate con i cantieri navali, che debbono trasformare questo scafo per adattarlo ai nuovi compiti. (Proprio le petroliere offrono un alto grado di flessibilita´ per quel che riguarda il loro adattamento ad altri usi, nel limite delle velocita´ di esercizio previste. Ed i termovalorizzatori navigherebbero solo a 7-8 nodi, la meta´ delle petroliere, ma propulsi con motori elettrici).
La possibilita´ di utilizzare uno scafo gia´ esistente riduce drasticamente i tempi di realizzazione.
I termovalorizzatori terrestri usano l'energia ed il calore prodotti dalla combustione per la produzione di energia elettrica (in rete) e per l'immissione dell'acqua calda restante in tubazioni per sistemi di riscaldamento centrali. Questi utilizzi, e´ chiaro, non sono possibili su scafi che navigano fuori costa. Pertanto bisogna prevedere altre catene di utilizzo, dal preriscaldamento dei rifiuti fino alla elettrolisi, per la produzione di ossigeno ed idrogeno, con cicli lavorativi che sfruttano al massimo l'energia termica prodotta dalla combustione (sotto vuoto, scambiatori di calore, dissalatori per i servizi di bordo ecc.).
Gli automezzi che portano l'immondizia caricano, per il ritorno, le ceneri, le scorie e le polveri. Quelli che prelevano le bombole piene di ossigeno ed idrogeno riportano quelle vuote.
Ceneri e scorie vengono usate nelle costruzioni (stradali), le polveri occupano una piccolissima parte delle deponie esistenti, da svuotare col tempo.
Uno scafo da 80-120.000 tonnellate dovrebbe permettere la sistemazione di un termovalorizzatore in grado di eliminare almeno i rifiuti del napoletano.
Poi, come le ciliege, l'una tira l'altra...
Al massimo tra tre anni, l'incubo e´ finito.
Cordialmente, Tonym"
permettetemi di ritornare sul problema certamente piu´ serio ed immediato che attanaglia almeno tutta la nostra Regione.
Se cerchiamo di effettuare,CONTEMPORANEAMENTE, i tre passi necessari,una soluzione definitiva potrebbe essere raggiunta, al massimo, entro tre anni dall'inizio.
1. Far attualizzare la legislazione CE in materia.
Essa proibisce qualsiasi tipo di bruciatori sul mare. Questa misura e´ stata presa in un periodo, quando le relative attrezzature non prevedevano alcuna forma di filtraggio ed abbattimento dei fumi e quando si bruciava di tutto.
Nel frattempo, anche grazie alle relative legislazioni nazionali, industria ed esercenti dei bruciatori, che si sono trasformati in termovalorizzatori, hanno adattato i loro impianti alle piu´ severe disposizioni in materia. Quella tedesca, per esempio, e´ una delle piu´ restrittive del mondo. I moderni termovalorizzatori tedeschi lavorano con quote di abbattimento, con residui che variano tra il 2 ed il 20 per cento dei valori massimi permessi dalla suddetta legislazione(1996)(Solo l'ossido di carbonio raggiunge questo valore del 20%. L'NOx raggiunge il 14%. I restanti, polveri, acido cloridico, fluoro,mercurio, oscillano su valori tra il 2 ed il 5%). Le quote della diossina, dei furani e dei minerali pesanti sono talmente basse, che queste si lasciano appena misurare, grazie alla pulizia dei fumi, gia´ allora, siamo nel 1996, attraverso ben otto fasi.
E, quanto e´ permesso sulla terraferma, non e´ proibibile sul mare: Quel poco che viene giu´ scende in ogni modo sulla terra e sul mare, indipendentemente dalla posizione dello impianto. Dato che non ci sono alternative, questa e´ quella che offre la soluzione con un tasso di conseguenze minime.
Dall'altro canto sappiamo tutti, che la costruzione di termovalorizzatori sulla terra ferma non e´, a dir poco, ben accetta, con vere e proprie rivoluzioni in Campania. Resta dunque solo il mare.
2. Nel 2004 inizio´ un vero e proprio boom sul mercato dei trasporti petroliferi. In breve tempo i noli si triplicarono ed inizio´ la relativa corsa per nuove costruzioni. Tutti volevano petroliere, costruite principalmente nei cantieri sudcoreani. Ma ora si ha un sensibile calo: Le quantita´ disponibili sono ben maggiori rispetto alle richieste di carico.
I noli sono riscesi ad un terzo, mentre, nel frattempo, anche i prezzi per il combustibile navale sono saliti alle stelle (500 US$ a tonnellata).
Nella categorie delle superpetroliere (200.000-320.000 tonnellate di stazza lorda) si aggiungono, quest'anno, 34 nuove navi alle 485 gia´ esistenti. Altre 67 sono state ordinate/in costruzione. Nelle seguenti categorie Suezmax (120.000-200.000), Aframax (80.000-120.000) e Panamax la situazione non e´ migliore, anzi: Una vera e propria inflazione si ha nella categoria Aframax, dove, ai 767 scafi attuamente esistenti, se ne aggiungono ben 288 ancora in costruzione. Gli armatori cercano ora di correre ai ripari e vogliono far trasformare almeno una parte di queste navi per il trasporto alla rinfusa (grano, minerali, carbone) e sutureranno anche questo mercato, tanto piu´ che c'e´ sempre meno grano da trasportare, con relative ripercussioni anche su questi noli. (Una trasformazione in portacontenitori non e´ fattibile, per ovvii motivi: Velocita´ di esercizio troppo bassa, struttura dello scafo, ecc.).
Sul mercato c'e´ dunque una grande offerta ed una decrescente richiesta. Anche il valore/il prezzo di queste navi diventa sempre piu´ stracciato. Una occasione per comperare, molto a buon mercato, almeno uno scafo Aframax usato.
Ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta.
3. Nello stesso tempo si contattano costruttori di termovalorizzatori per offerte, a breve scadenza, per la sistemazione di un tale impianto su misura nello scafo prescelto.
Idem con patate con i cantieri navali, che debbono trasformare questo scafo per adattarlo ai nuovi compiti. (Proprio le petroliere offrono un alto grado di flessibilita´ per quel che riguarda il loro adattamento ad altri usi, nel limite delle velocita´ di esercizio previste. Ed i termovalorizzatori navigherebbero solo a 7-8 nodi, la meta´ delle petroliere, ma propulsi con motori elettrici).
La possibilita´ di utilizzare uno scafo gia´ esistente riduce drasticamente i tempi di realizzazione.
I termovalorizzatori terrestri usano l'energia ed il calore prodotti dalla combustione per la produzione di energia elettrica (in rete) e per l'immissione dell'acqua calda restante in tubazioni per sistemi di riscaldamento centrali. Questi utilizzi, e´ chiaro, non sono possibili su scafi che navigano fuori costa. Pertanto bisogna prevedere altre catene di utilizzo, dal preriscaldamento dei rifiuti fino alla elettrolisi, per la produzione di ossigeno ed idrogeno, con cicli lavorativi che sfruttano al massimo l'energia termica prodotta dalla combustione (sotto vuoto, scambiatori di calore, dissalatori per i servizi di bordo ecc.).
Gli automezzi che portano l'immondizia caricano, per il ritorno, le ceneri, le scorie e le polveri. Quelli che prelevano le bombole piene di ossigeno ed idrogeno riportano quelle vuote.
Ceneri e scorie vengono usate nelle costruzioni (stradali), le polveri occupano una piccolissima parte delle deponie esistenti, da svuotare col tempo.
Uno scafo da 80-120.000 tonnellate dovrebbe permettere la sistemazione di un termovalorizzatore in grado di eliminare almeno i rifiuti del napoletano.
Poi, come le ciliege, l'una tira l'altra...
Al massimo tra tre anni, l'incubo e´ finito.
Cordialmente, Tonym"
1 commento:
1 le petroliere riconvertite dovrebbero attraccare dove? al porto di napoli? e l'immondizia dove viene accumulata mentre si aspetta il ritorno della nave?
2 si sfrutta il calore prodotto per la maggior parte solo per alimentare il movimento della nave, quindi un inutile spreco
3 effettuare controlli in mare è difficile, finiamo col mangiare l'immondizia attraverso i pesci.
4 il nostro mare già fa schifo, figuriamoci con delle petroliere piene di monnezza all'orizzonte come attirerà i turisti
5 la campania è anorme, rideranno di noi tutti gli stranieri se diciamo che non abbiamo trovato posto per fare un incerenitore.
6 la gestione di un equipaggio di una petroliera, i costi di trasporto per il carico della petroliera-immondezzaio, i costi di smaltimenti dei residui maggiorati dalla necessità di riportare gli stessi dal porto fino ad una destinazione (sempre da stabilire)rendono il tutto costosissimo, non credi?
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