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sabato 10 ottobre 2009

Castellammare: catturati i quattro killer del consigliere Tommasino


CASTELLAMMARE DI STABIA (NAPOLI) - Sono quattro i responsabili dell´omicidio eccellente di Castellammare di Stabia dello scorso 3 febbraio. La squadra di morte che trucidò il consigliere comunale del Pd, Luigi Tommasino, era composta da Salvatore Belviso, 26 anni (nella foto), Raffaele Polito, 27 anni, Catello Romano, 19 anni, e Renato Cavaliere, 37 anni. A loro, la camorra affidò l´agguato che doveva sconvolgere la città e le istituzioni, un omicidio che doveva anche essere un messaggio chiaro di sfida allo Stato. Dietro l´omicidio del consigliere comunale del Pd, Luigi Tommasino (nella foto a destra), ci sono ancora molti lati oscuri, ma da questa mattina ci sono anche delle certezze. Alcune hanno già un nome ed un cognome. Renato Cavaliere e Catello Romano erano i due basisti che segnalarono la vettura del consigliere appena uscito di casa, Salvatore Belviso, 26 anni, fermato qualche settimana fa per il furto di un motorino, guidava la moto con a bordo il killer scelto dal clan. A premere il grilletto fu Raffaele Polito, freddo e spietato.La moto guidata da Belviso si affiancò all´auto del consigliere, e Politoeseguì la sentenza di morte centrando il bersaglio senza errori, e persino guardarlo in faccia il figlio della vittima, seduto accanto al papà, nell´auto che transitava in pieno centro, a due passi dalla sede distaccata del tribunale. Quel giorno, il 3 febbraio, Luigi Tommasino doveva morire, e quel giorno le istituzioni dovevano interrogarsi e tremare. I quattro uomini avevano avuto l´ordine di agire quel pomeriggio, un pomeriggio che fece ripiombare Castellammare di Stabia nel terrore. Da allora, le indagini sono state coordinate dalla Dda di Napoli e affidate alla squadra mobile della Questura. Merito loro la cattura dei quattro uomini del commando, Tra questi, Salvatore Belviso è considerato il braccio destro, nonchè il cugino di Vincenzo D´Alessandro, reggente della cosca arrestato a Rende qualche mese fa.
L´OMICIDIO IN PIENO CENTRO - Luigi Tommasino, il consigliere comunale di Napoli del Pd ucciso il 3 febbraio scorso, fuammazzato mentre si trovava in auto insieme con il figlio, di 13 anni, rimasto illeso. L´agguato scattò nella centrale viale Europa di Castellammare di Stabia (Napoli).Come sottolinea il procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Rosario Cantelmo, i sicari, a bordo di due motocicli, erano partiti dal rione Scanzano e vi erano ritornati dopo l´omicidio: si tratta della roccaforte del clan D´Alessandro e di qui la pista investigativa che ha portato a cercare in quella fazione camorristica gli autori del delitto."Le tempestive indagini tecniche avviate dalla polizia e dirette dai pubblici ministeri del procedimento - spiega Cantelmo - consentivano di ricostruire con precisione ladinamica del delitto ed individuare gli esecutori materiali, uno dei quali Salvatore Belviso, cugino di Vincenzo D´Alessandro, figlio di Michele, storico fondatore del clan, ed affiliato algruppo mafioso, è stato sottoposto a fermo del pubblico ministero".
Tommasino trattenne per se i soldi del clan - Restano molte ombre dietro il massacro del consigliere comunale del Partito Democratico di Castellammare, ma almeno la pista che porta al movente sembra essere stata individuata con certezza.Secondo il capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, Luigi Tommasino sarebbe stato ucciso per una grossa somma di danaro (pare superiore ai 30mila euro). In particolare, così come sarebbe stato confermato dalle dichiarazioni dei due pentiti, Tommasino trattenne per se soldi che invece sarebbero dovuti finire nelle casse della camorra stabiese.Da chiare ufficialmente la provenienza di quel danaro, così come da chiarire è il ruolo del consigliere del Partito Democratico. A che titolo Tommasino aveva avuto quei soldi? E a chi doveva restituirli? E soprattutto: perché aveva avuto quella somma di danaro? Domande che potrebbero avere già le risposte nelle mani dei magistrati della Dda.
Svolta grazie alle confessioni di due degli indagati - A sostenere le attività di indagine della squadra mobile di Napoli, ci sarebbero state le confessioni dettagliate di due dei quattro uomini finiti in cella questa mattina. Lo ha detto questa mattina il capo della squadra mobile Vittorio Pisano. Racconti che la Dda ha considerato attendibili e che già da qualche mese fanno parte del fascicolo di inchiesta sul caso Tommasino.I due che hanno collaborato nella fase delle indagini sono stati Romano e Polito, ovvero uno dei basisti di quel pomeriggio del 3 febbraio e l´uomo che materialmente premette il grilletto contro il consigliere comunale del Partito Democratico.
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