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sabato 25 maggio 2013

Don Pino Puglisi è beato. La mafia ha perso ancora!




Padre Pino Puglisi è stato proclamato beato. Era un presbitero italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56º compleanno. Basta leggere la sua storia per comprendere che il suo esempio rappresenta indubbiamente la prova più evidente che – al di là delle polemiche spesso sollevate sul punto – giammai può esserci (e giammai c’è) una commistione tra la Chiesa e le organizzazioni criminali.

E dico ciò non tanto perché è oramai un dato indubitabile che una parte consistente delle vittime della mafia è purtroppo costituita dai sacerdoti: tutti uccisi perché davano fastidio per il loro impegno sociale, per la loro voglia di cittadinanza attiva e per la loro necessità di affermare il predominio della vita sulla morte. Dico ciò, perché la storia di don Pino Pugliesi ha un qualcosa di più!

Ed infatti, - come affermato anche dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi -  don Pugliesi “ è stato ucciso in quanto sacerdote, non perché immerso in attività socio-politiche particolari. Ucciso in quanto predicava la dottrina cristiana ed educava i giovani a vivere con coerenza il loro battesimo. Non per altro. Non andava contro nessuno”

Di conseguenza l’esempio di don Pino Pugliesi non può essere dimenticato, perché nella sua storia emerge “causa di martirio”, perché don Puglisi “è stato ucciso in odium fidei”.

Non a caso, infatti, secondo il cardinale Amato: “l’odio verso don Puglisi era determinato semplicemente dal fatto che si trattava di un sacerdote che educava i giovani alla vita buona del Vangelo. Dunque sottraeva le nuove generazioni alla nefasta influenza della malavita. È il primo sacerdote ucciso dalla mafia le cui virtù vengono riconosciute. Pur in un contesto nuovo, anche in don Puglisi – conclude il cardinale – si verifica il concetto tradizionale di martirio e cioè, appunto, un battezzato ucciso in odio alla fede”

Per questo motivo, essendo la storia di don Pino Pugliesi l’esempio evidente dell’impossibilità di concepire commissioni di sorta tra Chiesa e camorra, spero tutti ricordino la storia del parroco palermitano di Brancaccio. “Meglio un giorno da don Pino Puglisi che cento da Ciancimino”

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